9 NOVEMBRE 2014  – 12 GENNAIO 2015

Mostra di Sven Marquardt a Palazzo Saluzzo Paesana Torino
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Sven Marquardt

Sven Marquardt (Berlino Est, 1962) vive e lavora a Berlino. Si forma come aiuto operatore alla DEFA (gli studi cinematografici di proprietà pubblica della RDT) e collaborando con il fotografo Rudolf Schäfer, figura iconica della Germania Est, dove inizia la sua carriera nei primi anni Ottanta, pubblicando le sue prime fotografie sui periodici “Der Sonntag” e “Das Magazin”.

Parallelamente al lavoro di fotografo di moda, Marquardt inizia a documentare la scena underground di Berlino Est. Dopo la caduta del muro, Marquardt si immerge nella club-culture magmatica della capitale riunificata e smette per alcuni anni di fotografare. Successivamente ricomincia a lavorare con la fotografia, sia proseguendo la sua ricerca personale che nel mondo della moda (sue le campagne fotografiche per Levi’s, realizzata durante la Fashion Week di Berlino nel 2011, e per Hugo Boss, nel 2014).

Dal 2007, Sven Marquardt contribuisce in maniera significativa alla definizione dell’immagine dell’etichetta discografica “Ostgut Ton” del Berghain. Sue fotografie sono state esposte in numerose mostre personali e collettive in Germania e all’estero.

Götterdämmerung presenta, per la prima volta in maniera così ampia, il lavoro di Sven Marquardt, nato a Berlino Est nel 1962, un tempo fotografo “clandestino”, oggi protagonista indiscusso della scena artistica underground nella capitale riunificata e front-man del Berghain, il club berlinese più famoso nel mondo.

Una selezione di lavori fotografici dell’artista, divisa su due sedi espositive, l’Appartamento Padronale di Palazzo Saluzzo Paesana e le Cripte dell’ex cimitero di San Pietro in Vincoli, attraversa un arco temporale di trent’anni per raccontare l’evoluzione e le trasformazioni socio-culturali della capitale tedesca dagli anni della Guerra Fredda a oggi.

Nella superficie delle sue immagini, Marquardt eternizza un microcosmo personale senza tempo, in cui i soggetti ritratti e le atmosfere evocative uniscono passato, presente e futuro, confrontandosi con la maestà del mito e passando, senza mediazione alcuna, dalla leggenda alla storia.

Ricordi reali e momenti di vita vissuta si rincorrono nella loro immediatezza non costruita, offrendosi talvolta in un’ostentata e impudica intimità ammiccante, nella costante attesa di un’intrusione da parte dello spettatore-voyeur.

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